A novembre 2015 (decreto n.83 dell’11/11/2015), il Ministero dei beni culturali aveva nominato la commissione incaricata di esaminare le domande pervenute al Ministero dalle imprese che hanno partecipato al “bando pubblico per l’acquisizione della qualifica di restauratore” del 22 giugno 2015. La commissione di valutazione era composta da 5 esperti tra cui dirigenti ed ex dirigenti del Ministero dei Beni culturali e docenti universitari. Il termine per concludere l’istruttoria era stata fissato in un primo momento al 31/05/2016 e successivamente prorogato al 31/07/2016. A luglio 2016 con decreto della Direzione Generale Educazione e Ricerca il termine di conclusione è stato ulteriormente prorogato al 30/06/2017. A quattro mesi dalla scadenza del termine per l’istruttoria delle imprese che hanno richiesto la qualifica di restauratore apprendiamo solo ora che, in base al decreto del MIBACT del 14 febbraio 2017, la commissione verrà integrata di quattro componenti tra cui 3 funzionari impiegati presso la Direzione Generale Educazione e Ricerca, Archeologia, Belle arti e paesaggio e presso la Soprintendenza Archeologica di Roma e un archeologo in servizio presso il Segretariato generale. Un ampliamento che apre una serie di domande.
“Per quale motivo – dichiara il Presidente regionale restauratori Alberto Finozzi – si provvede solo ora all’ampliamento della commissione di valutazione dopo due proroghe che hanno comportato un’enorme ritardo nella conclusione dei lavori oltre che incertezza nel quadro normativo di riferimento? Perché la necessità di integrare solo ora il numero di componenti della commissione al fine di poter far fronte al notevole carico di lavoro? Quali sono i fattori imprevisti e sopraggiunti che hanno reso più acuto il carico di lavoro della commissione e determinato questa decisione dell’amministrazione pubblica? L’integrazione della commissione non poteva essere prevista nell’ambito della normale attività di programmazione dei lavori successiva alla presentazione delle istanze delle imprese?”.
Secondo il presidente Finozzi considerata l’importanza e la delicatezza dell’incarico conferito alla commissione, questa decisione dell’amministrazione denota scarsa considerazione nei confronti delle imprese del restauro già alle prese con la pubblicazione parziale da parte del Ministero dell’elenco di quanti sarebbero in possesso della qualifica di restauratore che ha accolto esclusivamente diplomati delle Scuole di alta formazione.
Non aver atteso la conclusione dell’iter di riconoscimento della qualifica di restauratore di beni culturali ancora in essere e non aver tenuto conto degli altri titoli previsti nella Legge 7/2013, che stabilisce i necessari requisiti professionali per diventare restauratore (tra cui ad esempio la dimostrazione dei requisiti tramite l’attività lavorativa svolta sui Beni Culturali) ha contribuito a creare non solo un’estenuante attesa per il riconoscimento della qualifica ma anche a passare ingiustamente in secondo piano per tutte le amministrazioni pubbliche e per le stazioni appaltanti private, che privilegeranno gli elenchi già pubblicati ad hoc e i neo laureati. Si ricorda che sulla vicenda è stato promosso un ricorso al TAR del Lazio anche da parte di Confartigianato assieme ad altre organizzazioni di settore per tutelare i diritti di tanti nostri soci di fronte ad una impropria ed inaccettabile disparità di trattamento da parte del Ministero dei Beni Culturali che di fatto privilegia il titolo di studio ad un curriculum che comprenda l’esperienza lavorativa maturata sul campo.