Nel 2016 si contano 1.227 nuove aziende a fronte di 1.393 cessazioni. Nel veneziano restano attive 19.120 imprese artigiane. Il presidente Mazzocca: “L’epoca dell’artigiano solitario è finita, bisogna fare rete, squadra, consociarsi; questa è l’unica strategia che può consolidare la competitività di un’impresa”.
“La crisi continua a mordere, ma il sistema artigianato nella nostra provincia tiene”. A dirlo è il presidente della Confartigianato Metropolitana Città di Venezia Salvatore Mazzocca, che davanti ai dati 2016 di Movimprase su aperture e chiusure commenta così una situazione “non drammatica ma difficile”. Dai dati elaborati per l’anno appena concluso risulta che in 12 mesi in provincia di Venezia hanno chiuso 170 aziende artigiane.
Ci sono state 1.227 nuove iscritte a fronte di 1.393 cessazioni. Dati che vedono comunque attive in provincia oltre 19mila aziende artigiane, nel dettaglio 19.120 (19.290 nel 2015) e che in valore percentuale confermano il nostro territorio tra quelli che ha maggior tenuta. Se la percentuale di aziende artigiane che hanno chiuso in Veneto tra il 2015 e il 2016 è dell’1,2% (da 132.123 nel 2015 a 130.373 nel 2016), la nostra provincia si conferma al di sotto di questa media, con lo 0,86% di aziende sul totale che hanno chiuso. Un dato che spicca anche provincia per provincia visto che a Belluno ha chiuso l’1,30% delle aziende, a Padova 0,96%, a Rovigo il 2,49%, a Treviso l’1,54%, a Verona l’1,37% e Vicenza lo 0,87%. “La situazione globale di certo non aiuta e le difficoltà ad uscire dalla crisi da parte del sistema Italia inevitabilmente pesano – commenta Gianni De Checchi, segretario facenti funzioni della Confartigianato Metropolitana -. Di fatto la chiusura riguarda meno dell’1% delle aziende artigiane veneziane globalmente operative, e tra queste rientrano in gran parte quelle che non hanno avuto il ricambio generazionale o che hanno chiuso, ma l’artigiano ha continuato a lavorare, assunto in un’altra azienda meglio strutturata”.
“Oggi operando da soli, aprire un’attività o gestirla è un’impresa ardua – prosegue Mazzocca – e per questo la Confartigianato è pronta e presente per aiutare i nuovi imprenditori ad entrare nel mercato del lavoro, aiutandoli in questo percorso dove il fare rete, l’essere parte di un grande sistema come quello confartigianale è quel qualcosa in più che fa una grande differenza. L’epoca dell’artigiano solitario è finita e aggregarsi è l’unica strategia che può consolidare la competitività di un’impresa, in questo delicato momento economico”. Guardando i dati salienti, il settore che in provincia ha avuto un maggior saldo negativo è quello delle costruzioni, che passa dalle 7.354 unità alle 7.308 (ma molte partite iva, stando ai dati Edilcassa, sono in realtà confluite in aziende più grandi come dipendenti), seguito dal settore manifatturiero che passa da 4.422 unità alle 4.368 unità. Positivo il settore del commercio, passato da 929 unità a 938, e anche quello legato al turismo delle attività di noleggio, agenzie viaggi e supporto alle imprese, passato da 556 a 571 unità.