Un centinaio di imprenditrici del sistema Confartigianato hanno partecipato lo scorso 24 settembre alla XXIV Convention di Donne Impresa Confartigianato dal titolo “Impresa femminile: talento e abilità nel cambiamento dell’economia”.
Nel corso della Convention, il responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato Enrico Quintavalle ha presentato insieme con Silvia Cellini i dati contenuti nel XVI Osservatorio sull’imprenditoria femminile artigiana. A seguire Rosalba Reggio, responsabile della web tv de il Sole 24 Ore, ha intervistato Claudia Pingue, General Manager di Polihub, l’Innovation District&Start Up Accelerator della Fondazione Politecnico di Milano, e Federica Roccisano, ricercatrice di Itinerari Previdenziali, ed esponenti delle istituzioni. In chiusura la tavola rotonda con alcuni esponenti politici: l’On.StefanoFassina, Segretario della Commissione Bilancio della Camera, esponente di Leu; l’On. Guido Guidesi, esponente della Lega; l’On. Sara Moretto, esponente di Italia Viva; la Sen. Roberta Toffanin, esponente di Forza Italia; l’On. Anna Laura Orrico, Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali, esponente di M5S. In apertura i saluti del Vicepresidente Vicario di Confartigianato Imprese Marco Granelli. Daniela Rader, Presidente Donne Impresa di Confartigianato ha chiuso i lavori. Presente una delegazione veneta di circa 20 imprenditrici.
Segue una sintesi “veneta” dei principali dati contenuti nel rapporto
Artigianato al femminile, Veneto quarta in Italia
In dieci anni le imprenditrici artigiane sono aumentate del 5,6 per cento. Tasso di occupazione delle donne: Rovigo 7% in più è la provincia più performante in Italia.
Il Veneto è la quarta regione italiana a registrare il più alto tasso di occupazione femminile, assistendo a un aumento del numero di donne titolari di imprese individuali artigiane da 15.678 del secondo trimestre 2009 a 16.560 dello stesso periodo del 2019. Il dato emerge dal sedicesimo Osservatorio Confartigianato Donne Impresa sull’imprenditoria femminile artigiana in Italia, prodotto dall’ufficio studi dell’associazione di categoria e pubblicato a fine settembre. Il numero delle imprenditrici artigiane venete è cresciuto nell’ultimo decennio del 5,6 per cento, un balzo in avanti consistente anche se inferiore a quello medio del Nord Est. L’articolato documento pone la nostra regione a un tasso di occupazione femminile del 58,2 per cento, undicesima posizione in Italia dove a svettare c’è la Provincia Autonoma di Bolzano (67,9), la Valle d’Aosta (64,1), l’Emilia Romagna (62,7) e Trento (61,7).
Il dato veneto si piazza al di sotto della media delle regioni del Nord Est (60,7), ma nettamente superiore al valore italiano fermo al 49,5. La provincia di Belluno, con il suo 64,6 per cento, è la quarta provincia italiana con maggior tasso di occupazione femminile, dietro a Bolzano, Bologna e Firenze, tutte sopra il 65.
In Veneto, spiega il rapporto di Confartigianato, dietro a Belluno, nell’ordine, si piazzano Verona con (59,7), Padova (59,3), Rovigo (58,1), Treviso (57,4), Vicenza (57,3), e Venezia (55,9). Per quanto riguarda la dinamica del tasso di occupazione delle donne, Rovigo è la provincia più performante d’Italia con (+7 punti percentuali), mentre la flessione più accentuata a livello regionale è stata registrata a Venezia (-3,6).
Il Veneto nel 2018 occupa una quota di donne laureate del 26,7 per cento (decimo posto a livello nazionale), mentre la quota percentuale delle imprese femminili giovanili sul totale di quelle femminile registrate in regione si ferma solo al 11% ovvero 10.629 aziende. La provincia con una quota maggiore di imprese giovanili femminili registrate è Verona (12,2 per cento). Sul fronte HiTech, la nostra regione conta in totale 2.780 imprese femminili: a livello nazionale un quinto di queste si colloca in Lombardia (7.167 aziende). Nell’artigianato hi-tech, in Veneto operano 597 imprese femminili.
Nel secondo trimestre 2019 Confartigianato ha registrato 36.976 donne con cariche nelle imprese artigiane: in pratica ogni dieci lavoratori con ruoli di responsabilità, solo due sono di genere femminile. Di queste, 16.560 sono titolari e 13.383 socie delle imprese dove operano. Le proprietarie di aziende si concentrano principalmente nei settori “servizi alla persona”(10.267), manifatturiero (3.860), e “servizi alle imprese” (1.851). In questo quadro, siamo comunque la quarta regione in termini assoluti ad avere più donne con incarichi importanti nel settore artigianale. Su 929.293 lavoratrici femminili registrate in Veneto nel giugno scorso, il 16,5 (ovvero 152.913) sono classificate come “indipendenti”, di cui oltre tre quarti lavoratrici autonome.
Un tema cruciale per l’imprenditoria femminile è quello del welfare. Confartigianato Donne Impresa ha calcolato in Veneto al 76,9 per cento il rapporto tra tasso di occupazione delle donne tra 25 e 49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli (il quindicesimo valore tra le regioni italiane). Solo la provincia di Padova in regione vanta una copertura accettabile, del 96,2%, ma non totale, sugli asili nido e i servizi di prima infanzia.
Se i dati veneti fanno comunque sorridere nel contesto italiano, allargando lo sguardo a livello internazionale si nota che il dato di tasso di occupazione femminile del 49,5 per cento colloca l’Italia all’ultimo posto tra i principali paesi dell’UE, preceduta dalla Spagna con il 56,9, dalla Francia con il 61,9, dal Regno Unito con il 70,3 e dalla Germania, che con un 72,1 è quarta nell’Unione.
“Le donne italiane sono tra le più intraprendenti d’Europa ma il nostro Paese è agli ultimi posti nell’UE per l’occupazione femminile – commenta Ivana De Pizzol, Presidente di Confartigianato Donne Impresa Veneto – Il maggiore protagonismo sociale delle donne ha provocato un ampliamento dei possibili campi in cui poter investire le proprie capacità e le proprie competenze e fra le varie possibilità professionali quella di diventare imprenditrici oggi è una scelta effettuata da molte donne per la realizzazione delle pari opportunità ed per esprimere la necessità di affermare la propria specificità e autonomia non solo sul piano professionale, ma anche a livello più globale di scelta di vita personale. In questo contesto le imprenditrici, e in generale le donne italiane, devono fare i conti con la difficoltà a conciliare il lavoro con la cura della famiglia”.