Il settore calzaturiero in Riviera del Brenta a livello di imprese artigiane va a gonfie vele. Rispetto al periodo pre covid e cioè rispetto al 2019, si assiste ad un incremento del 20% in termini di produzione. Resta il problema del costo dell’energia e soprattutto della scarsità della manodopera sia specializzata che generica. A fare il punto della situazione è Adriano Agostini capo categoria del comparto moda dell’Associazione Artigiani Piccola e Media Impresa “Città della Riviera del Brenta” che conta una cinquantina di aziende iscritte fra calzaturifici e imprese collegate (tomaifici, tacchifici) e le aziende del comparto tessile.
“La crisi – spiega Agostini – che si era generata con l’arrivo della pandemia, è stata superata direi in modo brillante. Le richieste di casse integrazioni che caratterizzavano il 2020 e il 2021, ora sono praticamente vicine allo zero. Nel segmento del comparto del lusso, che caratterizza da anni le produzioni di scarpe da donna della Riviera del Brenta, gli ordini vanno a gonfie vele. Le aziende artigiane della calzatura nel comprensorio va detto, si caratterizzano sia per lavorare con le griffe che per vendere sul mercato prodotti con marchi propri”. Non mancano però dei problemi. “Uno dei problemi più importanti – spiega Agostini – è quello relativo all’aumento del costo dell’energia elettrica. Le bollette di fatto sono più che triplicate rispetto al periodo pre –crisi energetica. C’è poi l’assoluta carenza di personale”.
Agostini sottolinea che non si tratta almeno in Riviera e per questo comparto, di una questione legata al reddito di cittadinanza come potrebbe essere invece per altre realtà produttive. “Il problema principale – spiega Agostini – è che c’è sempre meno una cultura legata alla manualità e non si trovano più ne operai specializzati ma neanche generici. Insomma una situazione davvero complicata in cui le aziende fanno fatica a tenere il passo dell’aumento degli ordinativi non avendo più personale a disposizione”.