Segnali incoraggianti per l’industria calzaturiera italiana arrivano dalla Riviera del Brenta, distretto veneto della scarpa di lusso. I dati relativi al 2016, tutti con segno positivo, sono emersi durante l’assemblea annuale di Acrib, l’associazione confindustriale che riunisce i produttori della Riviera del Brenta, a cavallo tra le province di Padova e Venezia. Lo scorso anno, il fatturato della zona ha superato per la prima volta i 2 miliardi di euro (+6,2%) e le aziende sono aumentate di 12 unità (fino ad arrivare a 532), mentre gli addetti sono passati da 10.032 a 10.389.
“Dati importanti che arrivano dagli industriali – commenta il presidente regionale dei calzaturieri di Confartigianato Marino Munerato – che però stridono con una situazione di delocalizzazione e abusivismo che fanno ancora da padroni nel nostro territorio. Non a caso nel veneziano i laboratori artigiani che operano nel settore – sempre nel 2016- sono calati di 9 unità (-3,6%). Risultato del saldo tra 36 cessazioni e 27 nuove nate molte delle quali però a conduzione cinese”.
“Si tratta di una ricchezza effimera – prosegue il presidente – se il territorio non ne trae giovamento. Ed è per questo che proprio in questo momento positivo sarebbe da rilanciare il progetto del Marchio della calzatura doc della Riviera coinvolgendo anche i contoterzisti artigiani che sono quelli che più hanno bisogno di verdere riconosciuta la loro profesionalità ed importanza. Ad oggi – conclude Munerato – solo 5-6 aziende su 900 dell’intero distretto hanno aderito al Marchio della Calzatura della Riviera del Brenta. Il marchio, partito fra le speranze dei lavoratori e degli imprenditori, rischia quindi di naufragare per lo scarso interesse degli imprenditori indutrsiali. Noi artigiani siamo pronti a fare la nostra parte, attendiamo aperture concrete dai nostri committenti”.