Circa 500 mila articoli tra calzature, capi di abbigliamento, etichette e tessuti contraffatti dei marchi Dolce & Gabbana, Alessandrini, Gucci, Fendi, Liu-Jo, Louis Vuitton, Burberry, Armani e Hogan. Sono questi i numeri dei capi sequestrati durante l’operazione “Moda Gomorra” delle Fiamme gialle del Gruppo di Fiumicino, a cui vanno aggiunti 313 macchinari di ultima generazione e 36 cliché rinvenuti in laboratori clandestini dislocati a Napoli e provincia.
“Un plauso sincero ai finanzieri del Comando provinciale di Roma ed ai “Baschi verdi” del Gruppo pronto impiego di Napoli che hanno smantellato una vera e propria organizzazione criminale -commenta Giuliano Secco, Presidente della Confartigianato Moda del Veneto- in particolare perché le tipologie di capi che hanno trovato sono proprio quelle che di solito passano per le mani esperte delle nostre imprese artigiane venete pertanto, le 23 fabbriche clandestine chiuse, sono altrettanti nostri diretti concorrenti sleali di cui, forse, non dovremo più preoccuparci”.
“Il condizionale purtroppo è d’obbligo -ammette Secco- data la farraginosità delle norme in vigore. Siamo abituati, anche qui in Veneto, a leggere di sequestri nei laboratori clandestini (qui da noi si tratta quasi sempre di laboratori a conduzione cinese) che finiscono però con delle banali sanzioni amministrative. Colgo anzi l’occasione di questa importante operazione -prosegue-, per rilanciare il nostro progetto di promuovere su tutto il territorio nazionale un’azione di contrasto più forte e soprattutto rivedere e migliorare il quadro giuridico con una nuova normativa che aggredisca con efficacia contraffazione e lavoro nero. La contraffazione ed il lavoro clandestino che quasi sempre ad essa si lega, sono sempre di più fenomeni gestiti da grandi organizzazioni criminali internazionali. Questo ennesimo blitz ne è ulteriore prova. Fenomeni che comportano: evasione fiscale, lavoro nero, sfruttamento minorile, tutto un mondo di illecito gravissimo che non giova a nessuno e che, soprattutto, fa male a un Paese come il nostro che punta molto sul manifatturiero”.
“Per questo non appena ci sarà un nuovo Governo, come organizzazione ci impegneremo a fondo -annuncia il Presidente- per una proposta di legge che definisca una nuova collocazione delle figure di reato relative alla contraffazione nel codice penale, ovvero lo spostamento dal titolo VII al titolo VIII per strutturare questi reati come di pericolo anziché di danno, con l’obiettivo di perseguirli con maggiore incisività. In secondo luogo, proponiamo di creare una sorta di ‘doppio binario’: se, infatti, ad oggi vengono puniti allo stesso modo il venditore abusivo e il criminale internazionale che gestisce la filiera della contraffazione, viene proposto un reato autonomo di contraffazione “sistematica e organizzata” con un inasprimento della sanzione; infine, si propone di estendere i reati di contraffazione “sistematica e organizzata” i poteri di indagine patrimoniale previsti dalla legislazione antimafia”.
“Sogno -conclude- un capo del Governo più attento all’asset della moda. Come ad esempio il francese Macron che, proprio in questi giorni, ha incontrato all’Eliseo l’industria della moda francese facendosi promotore di una rilocalizzazione nel Paese dei loro apparati produttivi. D’altro canto anche in Francia come in Italia la moda ha superato l’incidenza sul Pil di comparti come l’industria aerea e quella automobilistica. La fashion industry è un forte motore di crescita per il Paese e per la creazione di posti di lavoro, ed aiutarla sui fronti della delocalizzazione e della contraffazione non può che giovare in un momento in cui siamo tutti impegnati ad abbassare i livelli di disoccupazione”.