Negli ultimi anni il lavoro domestico in Italia e in Europa ha acquisito sempre maggior rilevanza. L’invecchiamento demografico e la crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro hanno reso quasi indispensabile il ricorso a colf e badanti per molte famiglie.
Considerando il progressivo calo della spesa pubblica per la famiglia e l’assistenza, le famiglie si trovano ad essere il fulcro del sistema nazionale di welfare, con più responsabilità che benefici. Questo il quadro che emerge da una ricerca Domina (Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico, firmataria del Ccnl sulla disciplina del lavoro domestico) realizzata dalla Fondazione Leone Moressa, presentata lo scorso 11 gennaio a Venezia. Convegno che ha visto tra i relatori (oltre ad Enrico Di Pasquale e Chiara Tronchin, ricercatori della Fondazione Moressa) anche il Sottosegretario dell’Economia e delle Finanza, Pier Paolo Baretta e la Presidente nazionale Donne Impresa, Daniela Rader.
Le tendenze demografiche dimostrano che la popolazione europea sta invecchiando molto
rapidamente. Secondo stime Eurostat, la popolazione con almeno 80 anni è destinata a raddoppiare in poco più di mezzo secolo, passando dagli attuali 28 milioni (5,5% del totale) a 66 milioni nel 2080 (12,7%). Questo comporterà inevitabilmente un aumento della domanda di servizi di cura e di assistenza a domicilio. Nel Nord Europa, l’alta pressione fiscale si traduce in servizi di qualità e protezione sociale diffusa. In Germania e Regno Unito, a fronte di una minore imposizione fiscale, il cittadino è maggiormente coinvolto, attraverso il pagamento di un contributo mirato o l’obbligo di una assicurazione. Il sistema italiano, invece, poggia fortemente sul sostegno della famiglia, vero e proprio “ammortizzatore sociale”. Il contributo pubblico si manifesta soprattutto attraverso deduzioni fiscali (a livello centrale) e apporti finanziari (generalmente a livello locale), spesso molto limitati.
In Italia si stima un esercito di 900 mila badanti, metà non in regola. A queste si aggiungono 1 milione di colf, per un totale di circa 2 milioni di lavoratori domestici. Di questi, solo il 41% è regolarmente censito dall’Inps. Si tratta di una componente che, complessivamente, produce circa l’1,3% del Pil (18,96 miliardi di euro di Valore Aggiunto).
Quanto risparmia lo Stato? Contando solo le badanti, le famiglie spendono annualmente 7,3 miliardi di euro (retribuzioni, Tfr, contributi). Senza questo apporto, lo Stato dovrebbe sostenere costi più elevati per il ricovero degli anziani in struttura. Questo comporterebbe una spesa assistenziale aggiuntiva netta di 6,7 miliardi.
A conclusione della presentazione della ricerca, il Sottosegretario ha enfatizzato la necessità di interrogarsi sulle prospettive dell’assistenza agli anziani e, più in generale, alle persone non autosufficienti. “Il lavoro domestico – ha affermato il Sottosegretario – deve assumere una logica di professionalità vera e propria. È inoltre necessario implementare un percorso di agevolazioni fiscali nei confronti delle famiglie datori di lavoro domestico – ha concluso Baretta”. Una visione che ben sposa quanto evidenziato dalla Presidente Rader: “Da anni, Confartigianato e Donne Impresa– ha affermato la Presidente – sono attivi su questo fronte cercando di studiare soluzioni e modelli per un nuovo welfare”. Una maggiore deducibilità dei costi che la famiglia datrice di lavoro dovrebbe fungere da deterrente al lavoro irregolare – ha concluso Rader”.